La storia dell’apnea subacquea in breve….

L’apnea è una attività praticata sin dagli albori della storia umana, naturalmente per motivi pratici e non di svago o sportivi; le tracce più antiche sono rappresentate dal rinvenimento di resti di conchiglie presso i siti archeologici degli insediamenti abitativi della cultura Chinchorro (odierni Perù e Cile) lungo le coste del Pacifico, tra 9000 e 3500 anni fa: grazie ad essi si è potuto capire che questo popolo era in grado di immergersi per raccogliere tali molluschi.

Analogamente, oggetti in madreperla risalenti al 4500 a.C sono stati trovati negli scavi effettuati tra il Tigri e l’Eufrate nel corso di ricerche di resti delle civiltà mesopotamiche; la pratica dell’apnea subacquea è documentata in tutte le culture sorte attorno al bacino del Mediterraneo e trova riscontro nei resoconti di storici quali Erodoto, Tucidide, Plinio e Tito Livio.

In epoca romana era stata istituita la corporazione degli urinatores, sommozzatori specializzati nel recupero di beni dispersi a seguito di affondamenti o naufragi di navi.

Ovunque vi fossero popoli che vivevano sul mare veniva praticata l’apnea: pescatori polinesiani, raccoglitori di perle indiani, le pescatrici Ama giapponesi e coreane, pescatori di spugne greci.

Ed è proprio un pescatore di spugne greco il primo, vero apneista documentato storicamente con nome e cognome: Haggi Statti nel 1913 recuperò l’ancora della nave Regina Margherita a 75 metri di profondità!

Nel 1949 l’ungherese Raimondo Bucher portò a 30 metri di profondità una pergamena racchiusa in un contenitore stagno; nel 1951 i napoletani Ennio Falco e Alberto Novelli scesero a 35 metri e nel 1952 Bucher riconquistò il record a Capri scendendo in apnea a 35 metri. Nel 1960 Americo Santarelli tocca quota 44 metri nelle acque del Circeo.

Iniziava l’epopea delle grandi sfide sottomarine!
Entra in scena Enzo Maiorca, l’uomo che avrebbe dominato la storia dell’apnea subacquea negli anni a venire: sempre nel 1960, a Siracusa, Maiorca scende a 45 metri e poi di nuovo a 49 metri per battere Santarelli che lo aveva superato di un metro a Santa Margherita.

Nel 1961 Enzo Maiorca tocca i 50 metri, sfidando l’ignoto: fino ad allora la medicina pensava che a quella profondità la cassa toracica sarebbe collassata per la pressione.

I record del siracusano si susseguono imbattuti fino al 1966, quando fa ingresso il suo storico rivale: Jacques Mayol, che scende a 60 metri, anche se il record non sarà omologato dalla CMAS (Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee); Maiorca raggiunge dunque i 62 metri, record ufficiale.

L’elemento innovativo introdotto da Mayol è stato quello di eliminare il concetto di forza bruta, che riservava a un gruppo di privilegiati dotati di capacità fisiche naturali la possibilità di raggiungere quote limite, adottando un approccio legato allo yoga e al rilassamento mentale.

Nel 1969 Jacques Mayol tocca i 76 metri in Giappone. Nel 1971 Maiorca si tuffa negli abissi fino alla quota di 80 metri, a Genova. Mayol nel 1973 raggiunge la mitica quota di 101 metri (Enzo dovrà aspettare il 1988 per toccare quella quota)!

Va precisato che fino ad allora non si faceva differenza tra i vari metodi adottati per la discesa: assetto variabile, assetto costante oppure No Limit (link a pagina: ‘Le specialità dell’apnea subacquea’).

Con il nuovo regolamento internazionale che differenzia le varie specialità, iniziano record sempre più specifici: Stefano Makula si immerge a 50 metri in assetto costante nel 1978 e a 58 metri nel 1981. Nello stesso anno Mayol scende a 61 metri con la medesima specialità, stabilendo un altro record.

Il tempo passa e nuovi campioni arrivano alla ribalta: il cubano Francisco ‘Pipìn’ Ferreras esordisce ufficialmente nel 1989 stabilendo il record di 112 metri in assetto variabile No Limit.

Ma c’è un altro italiano che farà la storia dell’apnea subaquea: un ragazzo che pur essendo nato lontano dal mare, a Busto Arsizio, con la sua forza di volontà e le sue capacità atletiche entra sul palcoscenico mondiale, dando vita a un’altra storica rivalità apneistica con Pipìn: è Umberto Pelizzari.

Umberto adotta l’approccio di Mayol e ne diventa l’allievo: nel 1990 a Porto Azzurro stabilisce il record mondiale in assetto costante a 65 metri. Inizia la disfida col cubano, che nel 1991 scende a 115 metri in assetto variabile No Limit.

Nello stesso anno Pelizzari stabilisce i record mondiali nelle tre specialità: 67 metri in assetto costante, 95 metri in assetto variabile e 118 metri in assetto variabile No Limit.

Nel 1992 a Varadero Pipìn batte il record di Umberto in assetto costante, portandolo a 68 metri, ma dura poco perché nello stesso anno il ‘Pelo’ scende a 70 metri a Ustica.

Le sfide si susseguono a ritmo vertiginoso, sino ad arrivare al 1995, anno in cui Pelizzari stacca il testimone in assetto variabile a 105 metri e porta il record in assetto costante a 72 metri.

La dimensione dell’apnea subacquea sportiva si è nel frattempo profondamente evoluta: nel 1993 nasce l’AIDA (Association Internationale pour le Dévelopement de l’Apnée) che diventa il massimo riferimento mondiale ufficiale per la disciplina. Nel 1996 l’AIDA organizza il primo Campionato del Mondo a squadre a Cap Ferrat: l’apnea diventa uno sport aperto a tutti e non più una passerella di primatisti a caccia di record.

Iniziano a nascere molti nuovi campioni come Gianluca Genoni, che nel 1996 stabilisce un nuovo record in assetto variabile a 106 metri e nel 1999 a 122 metri.

Umberto Pelizzari stabilisce nuovi record tra il 1999 (80 metri in assetto costante e 150 metri nel No Limit) e il 2001, anno in cui annuncia il suo ritiro dall’agonismo.

Successivamente, moltissimi campioni si sono fatti valere e hanno reso l’apnea sempre più popolare: Herbert Nitsch (che nel 2012 ha stabilito il record in assetto variabile No Limit a 214 metri) , Guillaume Néry, William Trubridge, Miguel Lozano e tantissimi altri, fino a Alexey Molchanov, che attualmente detiene il record mondiale di 133 metri in assetto costante monopinna e Davide Carrera che gli sta subito appresso con i suoi 130 metri, entrambi conquistati durante il CMAS 10th Outdoor Freediving Championship a Villefranche-sur-Mer in Francia. Nella specialità No Limit va ricordato il grande atleta e Maestro Andrea Zuccari, che nel 2017 stabilisce il record italiano a 185 metri.

Progressivamente, l’apnea è diventata uno sport anche femminile; le prime detentrici di record hanno fatto il loro esordio negli anni ‘60: nel 1964 Hedy Roessler scende a 30 metri, superata di un metro l’anno successivo da Giuliana Treleani. Sempre nel 1965, Evelyn Petterson raggiunge i 33 metri alle Bahamas, continuando ad alternarsi con Giuliana Treleani, che nel 1966 raggiunge i 45 metri a Cuba; sono tutti record in assetto variabile, ma nello stesso anno Maria Treleani, sorella di Giuliana, scende a 31 metri in assetto costante.

Nel 1978 Patrizia Maiorca, figlia di Enzo, stabilisce un nuovo record in assetto costante a 35 metri seguita l’anno successivo dalla sorella Rossana Maiorca a 40 e poi a 45 metri nel 1980.

Nel 1987 Patrizia supera la sorella in assetto variabile a 70 metri, che recupera nel 1988 a 80 metri.

Un’altra allieva di Mayol, Angela Bandini, nel 1989 sbaraglia tutti e raggiunge i 107 metri in assetto variabile No Limit.

Una delle atlete più famose a livello mondiale è la cubana Deborah Andollo, che raggiunge i 115 metri in assetto variabile No Limit.

Il Campionato Mondiale AIDA del 2005 porta alla ribalta la fortissima russa Natalia Molchanova, madre di Alexey, che staccava il cartellino a 86 metri. Natalia continuerà la sua ascesa detenendo tutti i record mondiali sino al 2015, anno della sua scomparsa.

Nel 2017 nasce una nuova stella dell’apnea femminile: l’italiana Alessia Zecchini che conquista in quell’anno il record con 104 metri alle Bahamas e continuando a stabilire nuovi record.

Nel 2020 la slovena Alenka Artinik stacca il testimone a 114 metri a Sharm El Sheikh in assetto costante con monopinna.

Alessia rimane attualmente la donna più profonda al mondo con i suoi 123 m in assetto costante con monopinna, raggiunti nel 2023 nelle Filippine.

Nei vari campionati e tornei internazionali si sono distinte molte altre fortissime atlete, tra cui Chiara Obino (105 metri in assetto costante con monopinna) e Sanda Delija (98 metri in Free Immersion).